Rita D'antonio
lunedì 16 luglio 2012
mercoledì 27 giugno 2012
martedì 15 maggio 2012
domenica 6 maggio 2012
giovedì 3 maggio 2012
mercoledì 2 maggio 2012
PARTNERSHIP AL PROGETTO: FRANCESCO E GIUSEPPE EMBLEMA
Ricercare una partnership per il mercato
dell’ecosostenibile significa accelerare le opportunità di riuscita del
progetto. Sinergia e complementarietà di enti e privati altamente specializzati
nei propri settori offrono ai clienti finali una maggiore gamma di servizi e
migliori competenze e professionalità.
Francesco e Giuseppe Emblema hanno messo a
punto, già dal 1987, un’azienda l’ “Emblema Opificio”, che ha posto in atto una
serie di processi di lavorazione, che nella piena coscienza della propria
tradizione manifatturiera e artistica, si muovono verso orizzonti
d’avanguardia, per immagine e per approccio creativo. Il lavoro dell’Emblema
Opificio a Terzigno, piccolo centro alle falde del Vesuvio, muove infatti da
una base materica costituita da lapilli, pozzolane, sabbie, schiume e minerali
di origine magmatica, provenienti appunto dai territori partenopei.
L’interazione di questi costituenti
durante il processo di lavorazione determina le caratteristiche di questa
“materia tecnologica” che dalla sua origine (in forma semiliquida) alla sua
trasformazione in oggetto d’arredo conserva inalterate tutte le proprie
peculiarità fisiche e dinamiche.
La materia lavica può venire lavorata “a
freddo” ed indotta ad assumere qualsiasi forma grazie ad una innata docilità
costitutiva.
Può inoltre, essere messa in reazione con
ossidi metallici che ne determinino il colore e la capacità di reazione alla luce. O ancora può
venire portata a cottura a temperature non inferiori ai mille gradi Celsius
conferendole così una caratteristica superficie bruno opaca spesso accompagnata
da interventi con ossido rameico.
L’impasto lavico, costituito da derivati piroclastici, pomici, pozzolane,
schiume e sabbie di derivazione vulcanica, pur conservando un forte rapporto
con quel modo artigianale che caratterizza le piccole produzioni artistiche,
viene modernizzata nelle possibilità espressive, e reso recettivo alle
evoluzione del design.
Un ponte quindi, tra il passato ed un futuro che tuttavia non perde
d’occhio un ideale di bellezza ed equilibrio formale.
Il lavoro dell’ Emblema Opificio va dalla creazione di complementi
d’arredo, quali vassoi, tavoli, sedute e oggettistica per la casa,
all’arredamento per interni ed esterni, (con soluzioni che in quest’ultimo caso
vengono calibrate sull’ambiente e sulle necessità della committenza) non
tralasciano tuttavia quella coerenza ideativa che caratterizza fortemente tutta
la produzione.
Negli ultimi anni, l’Opificio ha applicato le sue tecniche lavorative anche
ad altri materiali, come il legno e sopratutto il metallo, dando inizio ad una
produzione di maniglie ed oggettistica che sfrutta un processo di fusione non
comune, una fusione diretta da matrici vegetali, messa a punto dopo anni di
ricerche.
Ovviamente, come nel resto dei lavori, il risultato finale è un pezzo unico
che rispecchia l’unicità sia della matrice che dell’intento creativo.
Inoltre numerose sono anche le esposizioni dell’Emblema Opificio, che hanno
permesso di far conoscere una delle espressioni della realtà artigianale
vesuviana.
Nel panorama dell’arte applicata, quindi,
l’ Opificio si pone come una delle realtà più peculiari nel settore del design
e della creazione di pezzi unici d’arredamento.
Nell’ambito del progetto di "Deposito di Idee" i fratelli Emblema pongono la loro
attenzione sul finanziamento e sulla realizzazione di laboratori creativi all’interno delle aree del concept store.
«La nostra idea – spiega Francesco Emblema
– è quella di far conoscere il marchio in giro per il mondo. Il lavoro del
nostro opificio ha bisogno di una marcia in più nei confronti del pubblico che,
solo attraverso l’approccio in un laboratorio educativo, può apprezzare la
nostra originale produzione». Come già avviene negli spazi espositivi del museo
Emblema di Terzigno, dedicato all’artista Salvatore Emblema, padre di Francesco
e Giuseppe, anche per Deposito di Idee saranno realizzate, per il giardino antistante la
struttura, istallazioni tutte caratterizzate da una forte sperimentazione di
materiali diversi, dalle foglie disseccate alle pietre e minerali. «Inoltre –
aggiunge F. Emblema – vorremmo che Deposito di Idee fosse un concentrato di attività
artigianali. In continuità con il nostro museo,
infatti, ci piacerebbe invitare all’interno dello store una cooperativa
di artigiani che lavorano su commissione e con cui, a suo tempo e con mezzi più
modesti, Salvatore realizzò sedie dal particolare design utilizzate anche su
set cinematografici e tavoli di legno “bruciato” ancora oggi visibili presso
gli spazi espositivi terzignesi. Nel frattempo, anche attivare un laboratorio
etico estetico permanente, dove far avvicinare bambini, scolaresche e anche
adulti ai materiali naturali e agli strumenti necessari per “fare arte”; si
tratta di un’attività meritoria visto che l’arte e in particolare quella
contemporanea, viene relegata ai margini delle priorità d’insegnamento. Ci troveremmo, dunque, di fronte a uno
store-museo ancor più differente e particolare in quanto aperto ad una maggiore
fruibilità, assolutamente da visitare».
OPIFICIO EMBLEMA
MUSEO EMBLEMA
venerdì 20 aprile 2012
STUDIO DI UN'OPERA
FRANK LLOYD WRIGHT_ FALLING WATER (BEAR RUN 1935)
Il plastico della città di Wright esposto a Pittsburgh nei Grandi magazzini Kaufmann (un bell'edificio del 1885 con motivi della Scuola di Chicago) è l'occasione che fa nascere un nuovo, piccolo, incarico: una casa per il week-end da realizzare per Mr.Edgar Kaufmann, nella grande proprietà di Mill Run, nella foresta della Pennsylvania occidentale.
Il sito prescelto - Bear Run - è meta di rustici soggiorni della famiglia in una capanna di legno. È un luogo affascinante, caratterizzato da alberi altissimi e grandi rocce e soprattutto da un piccolo torrente - il corso dell'orso - che forma una placida pozza e poi, saltando bruscamente di quota, una cascatella.
Quello che presiede quest'opera è un incredibile, indicibile senso di RICOMINCIAMENTO. È un re-inizio che per Wright è potuto avvenire a questo livello solo perché tra il 1929 e il 1932, negli anni della più profonda crisi professionale e spinto dalla nuova moglie, la forte Olga Lazovich, aveva scritto la propria autobiografia. Questa scrittura non è quella di chi nostalgicamente fa un bilancio ultimo e definitivo di una vita da consegnare ai posteri (pur se, evidentemente, i segni dell'autoglorificazione sono presenti e numerosi), è al contrario un'occasione per mettere "in ordine" il passato e per poter quindi ricominciare.
Ma il senso di re-inizio di Fallingwater non è solo rispetto all'opera precedente, ma anche rispetto ad alcune delle armi di progetto sin lì elaborate. Abbiamo visto quanto determinante fosse in Wright l'uso della griglia come sistema di conquista spaziale, di controllo dimensionale e costruttivo.
Ebbene, la prima scelta di Fallingwater è proprio il RIFIUTO DELLA GRIGLIA. Troppo forte il senso spaziale, l'idea di slancio nello spazio, per poter in alcun modo essere "reticolata". Il salto del cavallo, l'eliminazione di un metodo potentissimo per affrontare un'altra strada, rischiosa ma necessaria, è il segno dell'individuo che si lancia "SENZA RETI" verso il nuovo della ricerca estetica.
Ebbene, la prima scelta di Fallingwater è proprio il RIFIUTO DELLA GRIGLIA. Troppo forte il senso spaziale, l'idea di slancio nello spazio, per poter in alcun modo essere "reticolata". Il salto del cavallo, l'eliminazione di un metodo potentissimo per affrontare un'altra strada, rischiosa ma necessaria, è il segno dell'individuo che si lancia "SENZA RETI" verso il nuovo della ricerca estetica.
Ecco allora che Wright traccia ogni tre metri una linea ortogonale alla roccia e al flusso del ruscello e una linea rossa ad essa ortogonale. Si formano cinque campate o baie nella direzione nord-sud e una in direzione est-ovest che determinano la struttura dell'organismo. Struttura che è evidentemente costruttiva, ma anche di uso, di direzione, di orientamento verso il sole e il paesaggio.
Alle baie si oppone un secondo sistema, quello spiraliforme che con scalettamenti successivi aggrappa la casa alla rocce e definisce una corteccia verso nord. A questo punto, ovvio diventa il sistema di funzionamento: spazi serventi - accesso, scale, bagni - verso il camminamento (che, superato con un ponte il torrente, conduce alla casa e più tardi - a monte - alla suite degli ospiti), e spazi serviti dalla parte opposta verso l'acqua e la cascata.
Queste scelte di struttura, determinano tutto quando sono accoppiate all'orizzonte poetico inseguito da Wright (“la linea orizzontale della libertà è il respiro stesso della sua architettura” disse). Nelle baie si organizzano ovviamente i sistemi della struttura portante che, come tronchi, sorreggeranno in enormi sbalzi i cassetti delle terrazze che muovendosi ortogonalmente l'uno sull'altro nei diversi livelli slanciano l'opera all'esterno.
L’IDEA DEL GRANDE FUSTO E DEI RAMI viene rappresentato nei tre materiali: i piani orizzontali ocra in cemento, le strutture verticali in pietra grigia, gli infissi, come le vene del sistema che innervano vita, rosse.
L’IDEA DEL GRANDE FUSTO E DEI RAMI viene rappresentato nei tre materiali: i piani orizzontali ocra in cemento, le strutture verticali in pietra grigia, gli infissi, come le vene del sistema che innervano vita, rosse.
Si ritrovano qui tutti i temi wríghtiani. Il senso di espansione nello spazio, qui esaltato dalla fantastica localizzazione e dal movimento del ruscello, il significato della struttura come conformazione dello spazio, rafforzata dall'uso del cemento armato nelle grandi terrazze in aggetto e dalle mura verso monte, il senso di costruzione centripeta a partire da un nucleo (qui il centro verticale del camino-cucina) ancorato alle rocce, la contrazione degli spazi e la loro successiva espansione sino a risucchiare l'esterno, il senso di protezione degli interni.
I contrasti tra verticale e orizzontale sono laceranti e non appaganti. I corpi verticali in pietra da taglio stridono accanto agli immensi sbalzi ocra delle terrazze. I coni d'ombra determinati dagli aggetti spezzano e dilaniano la composizione, gli infissi rossi in ferro, corrono come lame in verticale e in orizzontale. I piani orizzontali come le eliche del mulino si avvitano nell'aria. L'insieme può essere sentito solo come evento.
L'architettura è astratta, nuova, violentemente contemporanea.
L'architettura è astratta, nuova, violentemente contemporanea.
IL BANG DELL'ARCHITETTURA
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